2025, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CONQUISTA LO STUDIO DEL PROFESSIONISTA

8 OTTOBRE 2025

Tecnologia e competenze: come l’AI ridisegna il lavoro tecnico

L’intelligenza artificiale (AI) è entrata stabilmente nelle dinamiche produttive e professionali italiane, trasformandosi da sperimentazione a leva strategica per la competitività. I numeri confermano una rapida crescita: in Italia, in un solo anno, l’adozione di strumenti AI da parte dei professionisti è passata dal 12% al 46%. L’impatto è particolarmente evidente nelle attività di produttività individuale, con forti incrementi nella redazione di testi, nell’analisi di dati e nell’automazione di processi ripetitivi.

Nel 2024 il mercato italiano dell’AI ha registrato una crescita del 58%, raggiungendo un valore di 1,2 miliardi di euro, segnale che le imprese hanno colto il potenziale di questa risorsa. Tuttavia, resta un gap rispetto al trend europeo: nel 2024 solo l’8,2% delle imprese italiane utilizzava tecnologie di intelligenza artificiale, contro il 19,7% della Germania e la media europea del 13,5%. Le previsioni sono positive: tra il 2025 e il 2026 quasi un’impresa su cinque investirà in AI, con un focus su progettazione digitale e consulenza tecnica.

Tra le professioni più esposte all’adozione dell’AI vi sono quelle di progettazione, consulenza tecnica e ingegneria. Si tratta di ambiti ad alta specializzazione ma che includono fasi ripetitive, dove l’AI può ridurre sensibilmente i tempi di lavoro. Oggi sono sempre più diffusi software che integrano motori AI per il design assistito, capaci di accorciare tempi e costi di progettazione. Particolarmente utile è l’automazione della documentazione tecnica: relazioni, capitolati, schede di calcolo ed estrazione di dati da normative. Le applicazioni più avanzate offrono anche supporto decisionale, elaborando scenari complessi per valutazioni energetiche, ambientali e di sicurezza. Nell’ingegneria e nella progettazione industriale si diffonde inoltre l’uso dell’analisi predittiva per valutare l’affidabilità di impianti e strutture, migliorare la prevenzione dei guasti e ottimizzare la manutenzione.

L’AI non sostituisce le competenze del professionista ma ne amplifica le capacità analitiche e velocizza i processi decisionali. L’automazione riduce gli errori, standardizza i progetti e accelera le consegne, aumentando la competitività. Di pari passo cresce la domanda di nuove figure specialistiche, quali AI specialist, Data analyst ed esperti di simulazione digitale e progettazione parametrica.

Vi è però il rischio di spostare il valore aggiunto verso chi padroneggia la tecnologia, riducendo la centralità delle competenze puramente operative. È pertanto richiesto un investimento strutturato in formazione continua per sfruttare le potenzialità dell’AI senza subire un declassamento del proprio ruolo. Rimane centrale l’aspetto critico verso il prodotto finale: l’AI aiuta a confezionare soluzioni tendenzialmente standardizzate. L’utilizzo acritico in contesti particolari, laddove il pensiero umano è ancora insostituibile, porta ad un sostanziale appiattimento del risultato finale. Si rischia di abbassare – anche di molto – la percezione qualitativa del risultato ottenuto. In tale ottica viene in aiuto il quadro normativo europeo che, con l’entrata in vigore dell’AI Act, getta le basi per un approccio coscienzioso alla nuova tecnologia, imponendo requisiti di trasparenza, tracciabilità e gestione del rischio. Tali aspetti interesseranno da vicino i professionisti utilizzatori di AI in contesti regolati, come l’ingegneria civile o la progettazione di impianti industriali.

L’AI rappresenta dunque un acceleratore di competenze, non un concorrente. La sfida è formarsi, adottare un uso etico e responsabile delle tecnologie e coglierne i benefici per offrire servizi di qualità, rapidi e sostenibili. La crescita del settore dovrà necessariamente fondarsi su processi di formazione mirati, sull’etica e sulla responsabilità nella progettazione al fine di generare vantaggi competitivi e sostenibili nel tempo. Chi saprà cogliere l’opportunità potrà offrire servizi di maggiore qualità, più rapidi e in linea con i requisiti di sostenibilità e sicurezza richiesti dal mercato e dalla normativa. Viceversa, il rischio è di rimanere marginalizzati in un contesto in cui la velocità di adattamento diventa un fattore decisivo.

Articolo di Daniele Fornè, Perito Industriale

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