26 NOVEMBRE 2025
La Contrada Furfulera, a 1150 metri di quota in Valtartano, una valle della Valtellina, forse il più antico insediamento della valle, fu oggetto, agli inizi degli Anni ’90 di uno dei primi tentativi di risanamento conservativo di un villaggio rurale. Da questo progetto è nata l’Associazione Furfulera con l’obiettivo di studiare, conservare e valorizzare le antiche dimore rurali. Lo racconta in maniera approfondita l’architetto Dario Benetti Presidente dell’Associazione sottolineando l’importanza di salvaguardare l’identità culturale del paesaggio storico. Non solo quello valtellinese, ma estendendo l’attenzione e la sensibilità a tutto il territorio italiano nella sua differente natura e ricchezza.
Perché è nata l’Associazione e da dove prende il nome?
L’Associazione Furfulera è stata fondata nel 2008 al termine di un convegno svoltosi proprio nella sala (sala Cesetti-Martini) della contrada omonima sul tema della valorizzazione delle dimore rurali italiane. Agli inizi degli anni ’90 la contrada Furfulera, a 1150 metri di quota in Val Tartano fu oggetto di uno dei primi tentativi di risanamento conservativo di un intero villaggio rurale in Valtellina. La contrada, in pietra, forse il più antico insediamento della valle, presenta vari edifici con tracce di architettura medievale (portali e finestre trilitiche e con millesimazioni risalenti al 1517 e al 1607). Già a metà degli anni ’90 del Novecento la contrada, parzialmente risanata, aveva ospitato un corso, aperto a tutti i professionisti (e ai tecnici comunali) della provincia di Sondrio sul “Paesaggio Lombardo” in collaborazione con il Politecnico di Milano e, in particolare con il Prof. Santino Langé (scomparso nel 2018) che fu il primo presidente onorario dell’Associazione. Gli atti del corso sono rifluiti in un volume che fu ampiamente diffuso dalla Regione Lombardia (a cura di D. Benetti e S. Langé, Il Paesaggio lombardo, Cooperativa Editoriale Quaderni Valtellinesi, Sondrio 1998). I contributi del corso portarono all’elaborazione della L.R. 18/1997 e alle premesse per la definizione dei contenuti paesaggistici del Piano di Governo del Territorio recepiti dalla L.R. 12/2005.
Con il passare degli anni gli obiettivi dell’Associazione, sede locale e tematica dell’Associazione ambientalista nazionale riconosciuta L’Umana Dimora, sono diventati sempre più legati all’attualità della trasformazione del territorio. Lo studio, la valorizzazione e la conservazione delle dimore rurali italiane ha oggi un’importanza sempre più evidente nella salvaguardia dell’identità culturale del nostro paesaggio storico. A fronte della diffusione di un pensiero molto superficiale che ritiene percorribile il tema di una diffusa ristrutturazione radicale degli edifici storici, la nostra Associazione parte invece dal principio di insostituibilità di una parte considerevole del palinsesto paesaggistico di aree di elevata qualità ambientale, come la Valtellina e la Valchiavenna. La recente scoperta, a Tresivio nei pressi della chiesa del Calvario, di muri in pietra in elevazione con ogni probabilità del V-VI secolo d. C. non fa che confermare la nostra ipotesi. Molti edifici rurali tradizionali delle nostre valli in legno e in pietra conservano elementi medievali e moltissimi del 1600 e del 1700: procedere ad una sistematica demolizione e ricostruzione di questi pezzi di storia è contro la ragione.
Ristrutturare: come e perché?
Innanzitutto, farei attenzione ad usare il termine “ristrutturare”. Ormai esso è equiparabile al termine “demolizione e ricostruzione” e non lascia spazio alla conservazione. Parliamo piuttosto di “restauro e risanamento conservativo”: questi interventi che sono in genere destinati a edifici vincolati, a chiese o a palazzi possono e devono essere ampliati anche al patrimonio degli edifici rurali delle nostre comunità. Nel corso del 2024 l’Associazione Furfulera ha proposto un corso rivolto ai tecnici proprio su questo tema: il recupero delle dimore rurali tradizionali della provincia di Sondrio cercando di fornire gli elementi necessari per l’inquadramento del problema e per la soluzione concreta di molti problemi tecnici, dall’ambito urbanistico fino a quello strutturale e impiantistico. Il corso sarà a breve proposto anche in modalità asincrona, con possibilità di adattamento a diverse situazioni regionali.
Vorrei qui citare una frase dell’architetto Christian Norberg Schultz, che abbiamo scelto per aprire il nostro manifesto associativo: «L’architettura popolare è all’origine dell’arte del luogo come risposta all’abitare[…] essa presentifica l’arte del luogo e, malgrado i mutamenti sopravvenuti, suggerisce come riconquistare quanto è scomparso».
L’attenzione per il nostro patrimonio rurale tradizionale, dunque, non è nostalgia ma scoperta di quella scintilla che permette di riallacciare, in modo adeguato, anche l’intervento contemporaneo con il passato.
Quale valore assume un territorio in cui si salvaguardano dimore storiche?
Le dimore storiche rurali tradizionali sono solo un elemento di un sistema molto più vasto, quello del paesaggio storico che comprende i terrazzamenti, gli opifici idraulici (mulini, pile segherie ecc.), i castelli e i sistemi difensivi, i borghi, il paesaggio del sacro. Un insieme prodotto, nel corso di più di mille anni, dai tempi lenti della cultura dei contadini-pastori delle Alpi, una cultura spazzata via dall’urbanizzazione e dai cambiamenti epocali della seconda metà del Novecento. Questo insieme di sistemi costituisce la nostra identità culturale e le trasformazioni dissennate di tutti questi elementi portano ad un territorio anonimo, dominato dall’estraneità.
Non possiamo parlare solo di recupero edilizio perché sarebbe limitante. È significativo al proposito il restauro avvenuto a Poschiavo (in Svizzera, a breve distanza dalla Valtellina), di Casa Tomé, un edificio rurale del 1350 all’interno del centro storico. Vincolato nel 1993 è stato oggetto di un accurato restauro e ha portato alla ripresa delle coltivazioni biologiche nella valle. Non è stato dunque un restauro puntuale, ma lo spunto per un recupero anche delle attività agricole connesse.
Sistemare un rustico come seconda casa e disinteressarsi dei prati e dei boschi circostanti porta, in pochi anni, all’ampliamento dell’incolto e del paesaggio disordinato.
Quanto conta la funzione assegnata agli immobili ristrutturati?
Come dicevo prima, molto. La diffusione di immobili ristrutturati e poi abitati solo quindici giorni all’anno non ha un influsso significativo sul contesto. Bisogna favorire le destinazioni agricole che non comportino impatti pesanti (come avviene con le grandi stalle di centinaia di capi nel piano, spesso solo di produzione latte senza lavorazione) e tener conto delle potenzialità del territorio. Pensiamo agli aspetti positivi della tenuta del settore vitivinicolo e alle potenzialità degli itinerari turistici enogastronomici. Al contrario di quanto ci si potesse aspettare qualche decennio or sono, molti giovani hanno scelto di tornare all’agricoltura come prospettiva di vita scegliendo il biologico o il biodinamico, oppure hanno fatto partire geniali start-up che uniscono le potenzialità della rete con la qualità della distribuzione di prodotti del territorio.
C’è chi dice: non possiamo museificare il territorio! Ma poi, se andiamo a vedere, questa museificazione proprio non c’è e anzi, in certi casi ci vorrebbe e fatta bene, ma non succede. Mancano gli spazi fruibili all’interno degli itinerari turistici dei nostri principali centri e i pochi musei, se ci sono, sono noiosi e poco interessanti.
Che peso ha l’Associazione a Sondrio? Il vostro modello è esportabile in altre realtà?
L’Associazione Furfulera riunisce una settantina di appassionati, prevalentemente tecnici, e cerca di creare nuovi rapporti senza rinunciare alla chiarezza del messaggio, cioè senza compromessi. La scelta associativa, in una società sempre più individualista, credo sia importante già di per sé. Lavorare insieme, confrontarsi, significa credere nell’educazione permanente ed essere ottimisti su una comune crescita culturale, su un linguaggio architettonico e su scelte che possano fare scuola. Cose che in provincia di Sondrio mancano e penso manchino anche altrove.
Per chi fosse interessato a sostenere l’Associazione:
L’iscrizione annuale è di 25 euro da versare sul C/C iban IT26I0569611000000015709X92 intestato all’Associazione. L’iscrizione comprende anche quella all’Associazione ambientalista riconosciuta L’Umana Dimora, di cui l’Associazione Furfulera è sede locale.
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