TRANSIZIONE 5.0: INSUCCESSO DI UN PROGRAMMA STRATEGICO E PROSPETTIVE DI RILANCIO

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24 APRILE 2025

Transizione 5.0: insuccesso di un programma strategico e prospettive di rilancio

Il programma Transizione 5.0 nasce come evoluzione di quello denominato Transizione 4.0  (ex Industria 4.0), affiancando quest’ultimo senza sostituirlo. Il piano, sostanzialmente, prevede incentivi legati alla digitalizzazione, alla riduzione dei consumi energetici e all’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale, con il fine di accompagnare le imprese italiane verso un modello produttivo più avanzato e sostenibile. Il supporto economico avviene grazie a fondi europei, principalmente PNRR.

A distanza di pochi mesi dall’entrata in vigore, il quadro interpretativo del programma ha subito aggiustamenti significativi, anche con l’introduzione di correttivi postumi; il tutto emerge chiaramente dalla lettura delle edizioni successive, finora ben cinque, del documento FAQ Transizione 5.0, predisposto per fornire risposte alle numerose richieste di chiarimenti poste dagli interessati. Sostanzialmente, col primo documento (8 ottobre 2024) sono stati delineati gli obiettivi generali del piano e le modalità attuative e, con la successiva edizione (2 novembre 2024), sono stati approfonditi l’ambito di applicazione del piano ed aspetti riguardanti i beneficiari e gli investimenti ammissibili. Hanno poi fatto seguito due edizioni ravvicinate (21 e 24 febbraio 2025) focalizzate soprattutto sull’ampliamento dell’ambito di applicazione e sulla semplificazione delle procedure di accesso al beneficio, in linea con le modifiche apportate dalla Legge di Bilancio 2025. L’ultima edizione (10 aprile 2025) ha consolidato le informazioni precedenti e fornito ulteriori dettagli operativi, come le modalità di trasmissione e gestione delle comunicazioni previste per l’accesso al credito d’imposta.

Il cospicuo numero di FAQ e di edizioni rilasciate – peraltro in un arco temporale breve – delineano chiaramente una complessità di fondo nel trovare un criterio relativamente semplice di applicazione del progetto Transizione 5.0. Vero che la vastità dei settori produttivi ai quali il piano potrebbe portare benefici (praticamente quasi tutte le applicazioni industriali e non solo) non permette di creare schemi operativi particolarmente semplici. D’altro canto, la complessità della materia, pur affidata in termini tecnici a figure altamente specializzate tra cui i Periti industriali, ha tenuto lontani potenziali investitori, lasciando inutilizzati buona parte dei fondi messi a disposizione. A riprova di ciò basti notare che su un plafond di € 6.237.000.000 per l’attuazione dei progetti di innovazione, ad oggi sono ancora disponibili circa € 5.500.000.000. Tenuto conto che, salvo modifiche dell’ultima ora, i progetti devono essere portati a conclusione entro dicembre 2025, è evidente che l’accoglienza del piano è quanto meno tiepida.

Le principali cause del suo insuccesso sono sostanzialmente attribuibili:

  • alla complessità burocratica e procedurale;
  • ai ritardi iniziali della sua attuazione, dovuta alla pubblicazione tardiva dei decreti attuativi e all’incertezza interpretativa delle norme;
  • alle tempistiche ristrette: la scadenza per la conclusione degli investimenti è oggettivamente troppo ravvicinata rispetto all’avvio del piano, soprattutto per progetti articolati che richiedono tempi di sviluppo significativi.

È pertanto auspicabile una profonda revisione di Transizione 5.0, soprattutto per quanto concerne la semplificazione della regolamentazione applicativa e l’ampliamento dei tempi di attuazione. Soprattutto per gli aspetti tecnici e per la determinazione dei criteri di certificazione delle prestazioni energetiche e dei requisiti dei beni oggetto di investimento, la task force tra Ministero delle Imprese e del Made in Italy e Confindustria dovrebbe ricomprendere le strutture apicali cui fanno capo i professionisti, tra cui i Periti Industriali, abilitati ad operare nell’ambito di Transizione 5.0. Indubbiamente, il contributo diretto di chi opera sul campo può fungere da feedback per aiutare i legislatori a tracciare la via di rilancio di un’iniziativa pregevole e meritevole di una diffusione capillare sul territorio nazionale.

L’industria italiana ha bisogno di essere sostenuta e stimolata con iniziative tali da creare un reale valore aggiunto. Parimenti, i professionisti italiani possono solo trarre benefici da progetti quali Transizione 5.0, coinvolgenti sul piano tecnico. Il sistema industriale e professionistico deve tessere una rete collaborativa, forte e coesa, che interloquisca con i legislatori aiutandoli a dare alla luce iniziative rivitalizzanti, facilmente applicabili e misurabili nel tempo. Abbiamo bisogno di semplificazione e velocità d’attuazione per aumentare la competitività del sistema imprenditoriale italiano. Transizione 5.0 non ha ancora colto questi obiettivi. Confidiamo in rapide correzioni in corso d’opera.

Articolo di Daniele Fornè, Perito Industriale

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